COVID-NET: Ingresso familiari Terapia Intensiva COVID Arezzo

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Di: R. Bindi, R. Batistini, S. Peruzzi, M. Feri Anestesia e Rianimazione, Ospedale San Donato, Arezzo Psicologia Ospedaliera, Ospedale San Donato, Arezzo

ABSTRACT
I Decreti governativi, con le Misure per il Contrasto e il Contenimento di COVID-19, hanno generato un “distanziamento sociale”, compromettendo, ed in alcuni casi impedendo, un’adeguata relazione di cura. L’impossibilità, data dalle misure di isolamento, di avere una comunicazione adeguata, ha comportato nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive, la rottura di un legame che fa parte esso stesso del processo di cura. L’asse comunicativo Paziente-Familiare risulta così interrotto, ma anche l’asse Operatore Sanitario-Familiare risulta compromesso. Fin dalle prime fasi della pandemia da COVID-19, l’Azienda Asl Toscana Sud Est, ha strutturato modalità per ridurre questo isolamento. E’ nato il progetto “Stiamo Vicini” che ha consentito, attraverso l’acquisto di tablet e il loro successivo impiego nei reparti COVID, la possibilità di poter svolgere videochiamate tra assistito e familiare, consentendo di ridurre in parte l’isolamento.
Siamo di fronte ad un emergenza sanitaria senza precedenti, della quale nessuno conosce la durata e per quanto in premessa è doveroso eticamente e professionalmente fare un passo avanti e ricostruire un rapporto familiare – operatore – paziente con un nuovo equilibrio. Il progetto TI aperta ai familiare dei pazienti COVID, in linea con la Delibera della Regione Toscana n°1642 del 21/12/2020, si pone come obiettivo la facilitazione dei legami interrotti, una presa in carico globale dei bisogni dei degenti, nuclei familiari e operatori sanitari attraverso un lavoro multidisciplinare in cui fondamentale è l’integrazione delle varie professionalità (infermiere, medico, psicologo, Operatore Socio-Sanitario).

INTRODUZIONE
Negli ultimi mesi, sia in Italia che a livello internazionale, una delle difficoltà più contingenti che gli ospedali hanno incontrato nell’intervento sull’emergenza COVID-19 è stata quella della gestione dei rapporti tra i pazienti ricoverati e i loro familiari. È noto che gli assistiti e i loro familiari ricordano quanto hanno ricevuto in termini non solo di risultati clinici ma anche di umanità, vicinanza e sostegno psicologico.
Il progetto TI aperta, in linea con la Delibera della Regione Toscana n°1642 del 21/12/2020, sta dando la possibilità di ricucire una vicinanza fisica che diventa vicinanza emotiva e vicinanza tra equipè curante e famiglia. La percezione di un’autentica partecipazione umana alla vicenda di malattia è particolarmente importante in caso di morte del paziente, e può influenzare il processo di elaborazione del lutto. Vivere un lutto in condizione di isolamento è un’esperienza che viene definita come traumatica. La possibilità di vedere il proprio caro morente è un elemento essenziale per un naturale processo di elaborazione del lutto; compatibilmente con le direttive aziendali, i limiti strutturali e gli obblighi di legge, è un obiettivo da perseguire.
Questo progetto si prefigge il raggiungimento dei seguenti obiettivi: per il paziente, la possibilità di mantenere aperto il contatto con i propri affetti fino a poter dare un saluto (anche l’ultimo) ai propri cari; per il familiare, la possibilità di poter interagire con il proprio congiunto ricoverato, ricucendo un legame che con il ricovero si era interrotto, toccare con mano la realtà ospedaliera e il lavoro che viene attivamente svolto in termini clinico-assistenziali; per l’operatore sanitario, sentirsi parte attivo di un processo e figura di riferimento. Ogni fase del processo viene costantemente monitorata al fine di risolvere eventuali criticità e presa in carico di distress significativo da parte dello psicologo che attraverso colloqui telefonici con i familiari monitora il processo d’ingresso, interviene garantendo la presenza negli ingressi che presentano criticità e verifica l’impatto, le aspettative e eventuali problematiche emerse successive alla visita.

ANALISI DEL CONTESTO
METODO: La parte operativa prevede di permettere ad un familiare/congiunto, la visita nelle degenze delle Rianimazione di Arezzo, con durata di 15 minuti.
La prima fase è l’accoglienza da parte del team mutidisciplnare (psicologo ed infermiere) per le istruzioni pre-visita e breve descrizione dell’assistito
Seconda fase: durante le visite i congiunti sono tenuti a:
• Compilare e restituire firmato il consenso informato (come da delibera regionale).
• Misurare la temperatura corporea prima dell’ingresso in degenza (se temperatura > 37.0 C° è vietato l’ingresso; la temperatura sarà misurata sempre dal personale di reparto).
• Informare il personale di reparto della presenza di sintomi e segni come tosse, febbre, raffreddore, diarrea (se presenti è vietato l’ingresso)
• Lavarsi le mani con sapone disinfettante all’ingresso e all’uscita
• Dopo il lavaggio antisettico delle mani utilizzare il gel idroalcolico disinfettante
• Indossare i DPI
• Non introdurre apparecchi elettronici e/o di telefonia
• Non effettuare riprese o fotografie
• Non toccare le dotazioni tecnologiche e le linee infusionali applicate al degente
• Attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal personale di reparto.

Il percorso di visita prevede le seguenti fasi:
1. Valutazione: contatto telefonico tra lo psicologo e la famiglia, con l’obiettivo di verificare la situazione familiare (storia familiare, storia del contagio), valutare la volontà collegata all’ingresso e lo stato di distress del familiare;
2. Appuntamento: calendarizzazione degli ingressi individualizzati a seconda della situazione clinica e dello stato familiare, con l’obiettivo di programmare le visite garantendo personalizzazione, appropriatezza e sicurezza;
3. Accoglienza in reparto: effettuata da un OSS e in casi che ne richiedono necessità dallo psicologo e infermiere di riferimento del progetto;
4. Illustrazione percorso e consenso informato;
5. Vestizione: supervisionata e coadiuvata da un OSS, con l’obiettivo di garantire appropriatezza e sicurezza;
6. Accompagnamento/ingresso: effettuata da un OSS e in casi che ne richiedono necessità dallo psicologo e infermiere di riferimento del progetto;
7. Presa in carico: effettuata dall’Infermiere tutor, che fornirà le notizie assistenziali e supporterà il familiare/congiunto e in casi che ne richiedono necessità dallo psicologo e infermiere di riferimento del progetto;
8. Uscita:effettuata da un OSS;
9. Svestizione: supervisionata e coadiuvata da un OSS.

Dopo un giorno dalla visita lo psicologo contatta i familiari entrati per la prima volta nell’ottica e obiettivo di verificare l’impatto della visita attraverso un questionario semi-strutturato (Come è stato rivedere.. Che impatto ha avuto su di lei.. Se lo aspettava così? Cosa possiamo fare per migliorare il processo/presa in carico). Laddove i livelli di distress dei familiari fossero elevati viene offerta la possibilità di colloqui psicologici per intervento sulla crisi.

RISULTATI
Attraverso questo processo viene facilitata la ricostruzione di un legame precocemente e improvvisamente interrotto, l’assistito e il suo nucleo familiare sono accompagnati nel percorso di cura, garantendone la continuità nella presa in carico. Nel monitoraggio del processo viene garantita la rilevazione di distress clinicamente significativo, presa in carico precoce e prevenzione di disturbi psicopatologici, prevenzione lutto patologico. Migliorare la qualità dell’accoglienza rappresenta inoltre un’attività necessaria per costruire un rapporto di fiducia e collaborazione tra persona assistita, nucleo familiare e persona che assiste con il contributo di tutti gli operatori. Dal 23/12 al 18/05/2021 sono stati effettuati 460 ingressi programmati e svolti 920 colloqui telefonici con lo psicologo.

CONCLUSIONI
Questo progetto si inserisce nella cornice di riferimento delle Medical Humanities, incentrando una presa in carico del nucleo familiare e dell’assistito che sia patient and family oriented e in cui venga rispettata la dignità nel processo di presa in carico e assistenziale. Per la persona ricoverata l’incontro e dare significato all’esperienza attraverso la narrazione dell’altro, ha un impatto importante in termini di prevenzione dell’insorgenza di sintomatologia ansiosa, depressiva e sequela di sintomatologia post-traumatica legata al ricovero. Dall’esperienza dei familiari emerge un alto grado di soddisfazione nella presa in carico dei propri bisogni, nella maggior parte dei casi l’immaginario risulta essere peggiore della realtà. Sentirsi parte di un processo e il coinvolgimento dell’equipè assistenziale nella presa in carico, rappresenta invece un fattore protettivo nello sviluppo di sintomatologia tipica della traumatizzazione vicaria.

Bibliografia
1. Documento intersocietario: SIAARTI – Aniarti – SICP – SIMEU. ComuniCoViD – Come comunicare con i familiari in condizioni di completo isolamento (2020).
2. Buckman R. La comunicazione della diagnosi in caso di malattie gravi. Cortina Raffaello, collana Psicologia medica (2002).
3. Goveas J.S., Shear M.K. Grief and the COVID-19 Pandemic in Older Adults, Am J of Geriatric Psychiatry 28:10 (2020) 1119−1125.
4. Rapporto ISS COVID 19, n.41/2020. Indicazioni per prendersi cura delle difficoltà e dei bisogni dei familiari di pazienti ricoverati in reparti ospedalieri COVID-19. Gruppo di lavoro ISS Salute mentale ed emergenza COVID-19.
5. Rapporto ISS COVID 19, n.41/2020. Comunicazione in emergenza nei reparti COVID-19. Aspetti di etica. Gruppo di Lavoro Bioetica COVID-19.
6. Regione Toscana, Uffici Regionali Giunta Regionale, Delibera n 1642 del 21/12/2020.
7. The British Psychological Society. Guidance: meeting the psychological needs of people recovering from severe coronavirus Covid-19. (2020).

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