Progetto SCUDO (Calcit), un’eccellenza tutta aretina

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Arezzo, 14 Ottobre – Lo S.CU.DO. (Servizio Cure Domiciliari) nasce nel 2004 ad Arezzo e nel 2009 in Valdarno, grazie al contributo del Calcit, per dare una risposta alla domanda dell’assistenza domiciliare a pazienti affetti da patologia cronica, per lo più oncologica, ma anche, tra le più frequenti, cardiovascolare, neurologica e respiratoria. Lo Scudo è un gruppo multidisciplinare, formato da infermieri, medici e psicologi, attivo 24 ore su 24, avviato su indicazione del medico di Medicina generale, se il paziente è al domicilio, o dall’ACOT, se ricoverato.
Viene fissato un primo incontro con il paziente, al quale partecipa il medico di medicina generale, il medico palliativista e l’infermiere dello Scudo. Se i requisiti di attivazione sono soddisfatti, il paziente è preso in carico e con lui la sua famiglia, aspetto fondamentale in ambito palliativo.
Nella realtà aretina e valdarnese l’attività infermieristica si svolge nelle 12 ore diurne di servizio attivo, e nelle 12 ore notturne in regime di reperibilità. Il lavoro infermieristico inizia con l’intervista telefonica giornaliera a tutti i pazienti in carico al servizio ed è tramite il triage telefonico che emergono criticità o problematiche relative a sintomi non noti o miglioramenti rispetto a sintomi conosciuti.
Sulla base di questo primo riscontro viene deciso il programma giornaliero di visite, compito prettamente infermieristico o svolto di concerto con il medico se è necessaria una rivalutazione clinica.
Per i pazienti e per i loro caregiver è a disposizione un numero telefonico dedicato a cui risponde sempre un infermiere che conosce la situazione multidimensionale del paziente e che è in grado di orientare il percorso circa la criticità rilevata. Ed è questa la peculiarità del servizio: l’equipe infermieristica, un piccolo gruppo formato da 6 infermieri, ha la responsabilità della continuità della presa in carico di ogni paziente, conosce storia e percorso clinico alle spalle di ognuno di loro, entra in modo professionale in tanti aspetti anche psicologici ed è il punto di riferimento per i familiari del paziente, che sanno di poter contare sulle competenze di personale informato e formato.
Gli infermieri possono contare su una formazione professionale specifica che ha permesso, e permette loro di avere competenze in tema di cure palliative, nel processo decisionale clinico volto ad assicurare la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie, nella implementazione delle capacità comunicative finalizzate anche ad un’assistenza ottimale nel fine vita e nel lutto. E’ tale formazione che permette, come dimostrano vari studi scientifici, bassi livelli di burnout in ambito palliativo.
L’attenzione dell’infermiere si concentra più sull’individuo che sulla malattia; deve essere privilegiata la qualità della vita del paziente e della sua famiglia. La relazione di aiuto, in ambito palliativo, è improntata ad uno ‘stare vicino’ professionale e qualificato, che risponde esattamente al paradigma biopsicosociale e spirituale.

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